mercoledì 16 ottobre 2013

Bisogno di riprendermi.

Ho passato un periodo in cui non ero del tutto triste, eppure non riuscivo comunque ad essere felice.
Sono in sovrappeso. Durante l'estate ho ripreso i chili che ero riuscita a perdere, un po' a causa della pigrizia e della mancanza di esercizio, un po' a causa di mio papà, che quando è in ferie si da davvero da fare per farmi mangiare schifezze. Lui non sa nulla dei miei problemi. Non sono mai scesa sotto i 59 chili (e ora ne peso 70! Come ho fatto ad arrivare a questo punto?) però lui sa che voglio dimagrire.
Solo che lui vuole che io mangi le cose che mi piacciono, e da padre premuroso, mi compra cose buonissime che a me piacciono. Io cerco di resistere il più possibile ma alla fine cedo.
Nell'ultimo periodo continuavo a ripetermi: "Non ce la farai mai, Menia. Rassegnati e impara ad accettarti per quello che sei".
Ma non ce la faccio. Ho bisogno di tornare a seguire quell'obiettivo, perché è l'unica cosa che mi fa andare avanti. Prima c'era il mio migliore amico, che in parte riusciva a rendermi un po' più serena e a farmi sentire meno sola. Ma ieri ho chiuso anche con lui. Non posso continuare a vederlo di nascosto, i sensi di colpa e la sofferenza per non poterlo avere come vorrei mi hanno portato a farmi più male del solito. Il problema era convincere lui a lasciarmi andare. Dato che già sapeva dei miei problemi, è stato leggermente più semplice alzare i leggins e mostrargli quelle ferite che mi sono fatta l'altroieri dopo averlo visto. E' stato comunque estremamente difficile e doloroso mostrare i miei segni e soprattutto fargli del male. Perché molto probabilmente l'ho ferito. Ma dopotutto era questo il mio obiettivo, no? Fargli del male cosicché mi lasciasse andare. Sto diventando un mostro, ecco cosa.
Ma ho bisogno di allontanarmi da lui, da tutti; di rialzarmi e di seguire di nuovo Ana. 
Ana, che per me non è la "dea Ana" com'è per qualcuno. E' il fine a cui miro, tutto quello che mi fa sentire bene quando riesco, che mi rende infelice o disperata quando fallisco. Che nonostante tutto mi da una parvenza di vita. Perché, dopotutto, se non hai qualcosa a cui aggrapparti, non è vivere, è solo sopravvivere. E io sono qui, in un limbo tra i due.

Menia.

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